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28 FEBBRAIO 2023

Cedolare secca e affitti commerciali: possibile ritorno con la prossima Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2019 estendeva per la prima volta la cedolare secca al 21% agli affitti di locali commerciali di categoria catastale C/1 di superficie massima di 600 mq (trovi il mio articolo qui).

La Legge di Bilancio 2020 revoca l’agevolazione fiscale, che rimane comunque valida per gli affitti commerciali stipulati nel corso del 2019.

La grande novità della prossima riforma fiscale potrebbe vedere il ritorno della cedolare secca per gli affitti commerciali. La misura, che consiste nell’applicazione di un’aliquota agevolata del 21% del canone annuo di locazione in sostituzione dell’Irpef e delle addizionali, dovrebbe appunto arrivare con la prossima riforma del fisco, ed è attualmente prevista all’interno della bozza del disegno di legge delega.

Nella bozza del disegno di legge delega approvato in CdM e in arrivo in Parlamento, si legge che nell’ottica di una revisione dell’Irpef, con particolare riguardo ai redditi dei fabbricati, si prevede la possibilità ‘di estendere il regime della cedolare secca agli immobili adibiti ad uso diverso da quello abitativo’, quindi non solo immobili ad uso commerciale ma anche altre categorie d’uso. Per saperne di più si dovranno attendere i Decreti Legislativi che attueranno la delega per conoscere con esattezza come si concretizzerà la misura.

Come funziona la cedolare secca

La cedolare secca è un sistema di tassazione alternativo al regime ordinario regolato dall’articolo 3 del D.Lgs n. 23 del 14 marzo 2011. Si può definire tassazione agevolata, perché prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’Irpef sul contratto d’affitto con aliquota pari al 10% per affitti a canone concordato e 21% sui contratti d’affitto a canone libero.

Chi decide di aderire alla cedolare secca non dovrà pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. Ricorda l’Agenzia dell’Entrate che ‘la scelta per la cedolare secca implica la rinuncia alla facoltà di chiedere, per tutta la durata dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno precedente.’

Cedolare secca e affitti commerciali secondo la Legge di Bilancio 2019

La Legge di Bilancio 2019 (Legge 30 dicembre 2018, n. 145), in particolare al comma 59 dell’articolo 1 recita:

‘Il canone di locazione relativo ai contratti stipulati nell’anno 2019, aventi ad oggetto unità immobiliari classificate nella categoria catastale C/1, di superficie fino a 600 metri quadrati, escluse le pertinenze, e le relative pertinenze locate congiuntamente, può, in alternativa rispetto al regime ordinario vigente per la tassazione del reddito fondiario ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, essere assoggettato al regime della cedolare secca, di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, con l’aliquota del 21 per cento. Tale regime non è applicabile ai contratti stipulati nell’anno 2019, qualora alla data del 15 ottobre 2018 risulti in corso un contratto non scaduto, tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale’.

Chi può optare per la cedolare secca affitti commerciali

Chi ha stipulato un contratto nel corso del 2019 che rispetta questi requisiti senza optare per la cedolare è ancora in tempo per cambiare regime. È necessario comunicare il passaggio alla cedolare secca all’Agenzia delle Entrate o in fase di rinnovo o di proroga del contratto di affitto attraverso il modello RLI in modalità telematica o presso l’Agenzia dove è stato registrato il contratto.

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